This post is also available in: Italiano (Italian)

“Sentiti a casa tua, fa’ quello che ti senti di fare o non fare nella massima libertà, segui ciò che è bene per te”. Queste sono state le prime parole di benvenuto che mi hanno accolto al Villaggio e mi hanno accompagnato per tutta la settimana vissuta come volontaria.

Io che ero arrivata in quella casa per fare, lavorare e sentirmi utile per qualcuno, mi sono ritrovata in un tempo strano, diverso. Un tempo che mi ha permesso di prendermi cura di me stessa, sperimentando il servizio con e per gli altri.

Solo accettando di entrare in questo tempo “altro” e scegliendo di lasciare il “mio tempo” della mia quotidianità, mi sono ritrovata a fare spazio.

Ed ecco che incontri speciali hanno iniziato a prendere forma: persone vive, calde con sguardi e parole intense, profonde che hanno riempito al momento giusto quel vuoto di relazioni che mi portavo da tempo. Il “fare” del servizio quotidiano, facile o a volte pesante, si è rivelato prezioso, poiché legato ad un “essere lì” in quel Villaggio tra i boschi, non da sola ma in comunione con altri, nella gratitudine e nella fraternità che si respiravano nella casa.

Il Villaggio davvero è stato per me come un’oasi nel deserto, dove ho potuto essere compresa, accompagnata da ciascun volontario, riconosciuta da ciascun ospite, sentendomi presa per mano da Qualcuno che davvero mi ama più di ogni altra cosa.

Quest’esperienza l’ho scoperta come un dono bello, buono, pieno nella sua intensità, che ha lasciato in me un segno potente, ricaricandomi e motivandomi ancora una volta “a piantare le mie radici in cielo e a far ombra sulla terra con i miei rami e le mie foglie”, come cristiana in ricerca, in questo cammino verso l’Amore.

È con immensa gioia che parlo di questo luogo: il Villaggio San Francesco a Cancellino…per me una seconda casa!
Quando arrivo lì, il mio primo sguardo e saluto è per la Madonnina bianca che, col bambinello Gesù in braccio, sovrasta il piazzale.

Avevo pochi anni quando ho iniziato ad andarci con la mia famiglia e la mia foto preferita mi ritrae a quasi 3 anni seduta su di una colonna vicino all’ingresso S. Antonio, una delle porte di ingresso.

Negli anni seguenti sono tornata diverse volte a trovare i miei fratelli maggiori che soggiornavano lì in colonia estiva e devo confessare che ero un po’ gelosa…ma io “femmina” non ero invitata; e infatti, appena hanno aperto i campi scuola anche a noi ragazze…io c’ero!

Dai 18 ai 25 anni ho fatto l’animatrice ai campi scuola organizzati da P. Dario e ancora oggi, quando incontro quelli che allora erano i “miei” bambini, ricordiamo insieme l’esperienza bellissima a Cancellino. Sempre in quegli anni non mancavo di partecipare alla settimana per giovani con P. Roberto, dove ho stretto tante amicizie importanti che ancora oggi mi accompagnano nella vita.

A quasi 23 anni mi sono fidanzata e il mio lui mi chiedeva: “Ma cosa vai a fare lassù a Cancellino?”. Lì stavo e sto bene: sono vicina al cielo, mi ricarico, la Madonnina bianca, il bosco, la Chiesa sotto casa, la preghiera…e la fontanina della Regina, quella fontanina dove nel 2008 ho posizionato una statuetta in plastica della Madonna di Lourdes, dove io e mio marito eravamo stati in pellegrinaggio. Qualche anno fa P. Salvatore (un frate che da sempre ha amato il Villaggio e ha lavorato tantissimo per tenerlo aperto) prendendo spunto da quella piccola Madonna in plastica ha sistemato la fonte, l’ha resa luogo di meditazione e l’ha dedicata a Maria Regina della Famiglia: che meraviglia! E per me una grazia personale.

Oggi io e quel ragazzo siamo sposati da 19 anni, abbiamo 6 figli e anche lui ora ama quei luoghi…che avvicinano a Dio!

Villaggio san Francesco: sembra lontanissimo in questa serata piovosissima… faccio il biglietto in due e due quattro: allo sportello non c’è fila e il treno è pronto a partire. Presto fatto: sembra lontano da raggiungere, ma non è lontano al cuore.

Come si parte per il Villaggio? Una sola valigia piena di cose, ma vuota di attese: nessuna aspettativa. Nemmeno le indicazioni precise per arrivarci; e ho pure sbagliato la fermata del bus (con buona pace del frate che mi aspettava sotto il sole!).

Eppure era una valigia davvero pesante quella che mi portavo dietro, la valigia del cuore. Villaggio san Francesco è stato il posto dove svuotarla, dove lasciare tutto quello che ormai non mi occorreva più. È stato luogo di riconciliazione, ma anche di nuovo slancio: lasciandomi interrogare dalle numerose richieste della casa (ma non pensate che si tratti di lavori pesantissimi e faticosissimi, anzi: ci si diverte pure molto!), lasciandomi incontrare dai suoi abitanti, dalle loro storie, ma anche dal desiderio di conoscermi… alla fine mi sono ritrovata a interrogare me stessa, ad incontrare me stessa.

Non posso poi dimenticare la presenza di un ospite VIP: occupa la suite di Villaggio san Francesco ma non è per niente spocchioso. Lui è lì se lo vuoi incontrare e non disturba se non sei tu a cercarLo. Il Signore è presente, verso di Lui convergono le storie del Villaggio, a Lui ritornano i semi sparsi durante il giorno per essere moltiplicati nel pane fragrante della celebrazione della sera. È un ospite prezioso, che rende possibile il custodire e il custodirsi, il raccogliere le storie degli altri e il depositare le proprie valigie piene di pesi. A volte si riparte con la valigia di un altro… e le amicizie sono bagaglio leggero e gioioso.

Villaggio san Francesco solo andata: il ritorno è tutto nuovo.

Ho conosciuto il Villaggio San Francesco tanti anni fa grazie ad un amico e da quella prima volta raramente è passato un anno senza tornarci…anche se solo per un week end.

Per me, per la mia storia, è un luogo speciale: luogo pieno di incontri importantissimi, luogo in cui sono nate amicizie impreviste, imprevedibili e uniche, luogo dove si tocca e si respira un’aria diversa, luogo dove puoi prenderti e riprenderti cura di te e accorgerti con stupore di chi e cosa hai vicino. Tutto questo nella cornice dello stupendo Parco delle Foreste casentinesi in cui la bellezza della natura si esprime al meglio.

Se ripenso a quei luoghi, se faccio memoria delle tante persone incontrate e se guardo ai frutti che sono nati e alla vita che lì è nata, il mio cuore si riempie di un insieme di emozioni e di sentimenti… Ma uno prevale su tutti: la gratitudine per i grandi doni ricevuti e per la tenerezza e l’amore con cui sono stato guardato da tante persone (e da Lui).

Ogni anno, quando ritorno a Cancellino, ci vado col cuore colmo di quella curiosità e umiltà che mi fa dire: “Caro mio grande Amico…sono proprio curioso di vedere chi/cosa mi farai incontrare/accadere quest’anno…”.

La vera scoperta del “Villaggio San Francesco” comincia per me nel 2010. Prima sapevo che era una struttura in cui venivano fatti buona parte dei campi scuola ACR della mia diocesi (Imola).

Non immaginavo certo il mondo che ci sta dietro fatto di persone che, accanto ai Frati e aiutati da tanti volontari, custodiscono questo luogo rendendolo il più accogliente possibile.

Ora, tutti gli anni, non vedo l’ora di poter passare qualche giorno “in quel di Cancellino” perché l’ospitalità e l’accoglienza per chi si reca a dare una mano, non è certo da meno di quella riservata agli ospiti. Per me è un momento importante di pausa dove, pur lavorando, mi riposo e posso “rigenerarmi” spiritualmente partecipando ai vari momenti di preghiera dei Frati aperti a tutti.

Nella giornata poi ci sono momenti in cui ci si ritrova per il caffè o per il famoso Laurus, si rimane a chiacchierare, giocare a carte e si intrecciano così relazioni belle (anche) con persone che non si conoscono…insomma, mi sento proprio “a casa” dove ognuno mette a disposizione i talenti che ha ed è accolto per quello che è!

Come descrivere in poche righe l’esperienza straordinariamente complessa, meravigliosamente intensa e decisamente unica che da tanti anni vivo al Villaggio San Francesco? Dire che posso considerarla la mia seconda casa, dal momento che svolgo servizio lì per tutta l’estate da ormai 6 anni, oltre ai tanti campi-scuola estivi vissuti sia come “animata” sia come animatrice, è davvero poco.

Cancellino non è la mia casa, ma lì mi sento a casa, il mio cuore trova pace, poiché è un luogo dove ho sperimentato e ogni volta sperimento, in maniera totalmente nuova, l’amore di Dio per me: è un luogo di incontro profondo con Dio, dove posso ritrovare anche me stessa.

A Cancellino non c’è la mia famiglia, ma a volte c’è anche qualcosa di più: la possibilità di vivere relazioni fraterne con tante persone che ogni giorno si incontrano e che condividono con me un pezzetto di strada più o meno lungo; alcune le incontro ogni anno, altre invece le saluto e magari non le rivedrò più, eppure lasciano dentro il mio cuore qualcosa di prezioso, il sapore di una relazione vissuta nella semplicità e nella Verità.

Cancellino non è il centro del mondo, anzi a volte sembra addirittura di stare “in un altro mondo”, ma è un luogo veramente pieno di umanità, prima di tutto perché è luogo di Dio, che opera nelle persone cose buone e, sinceramente, fa tanto bene alla mia anima sperimentare la bontà dell’uomo e della creazione, di fronte a tante immagini negative, che rischiano di annebbiare la mia vista e il mio cuore.

Insomma cosa dire di più: sicuramente le mie sono parole da innamorata di un luogo che, certamente, mi ha fatto fare tante fatiche e anche tanti sacrifici, ma che mi ha donato tante soddisfazioni e soprattutto l’autentica gioia del cuore!

Mi chiamo Lucia, vengo dalla Slovacchia e sono molto grata di aver avuto l’opportunità di trascorrere del tempo al Villaggio San Francesco: è stata una bellissima esperienza! Non tanto per la grande avventura di ritrovarmi in un paese straniero e senza conoscerne bene la lingua, quanto per quello che ho trovato a Cancellino. Ho incontrato buoni amici e ho sentito che Dio era davvero lì con noi!

Ai volontari e ai frati desidero dire il mio grazie per il loro cuore sempre aperto e l’aiuto datomi per imparare la lingua: grazie perché vi siete interessati a me. Grazie a tutti! Ognuno ha il proprio carisma ed è sempre speciale.

Il Villaggio è davvero una bella occasione per riposarsi e fare servizio, incontrare gli altri e Dio; i tempi e i servizi della giornata sono organizzati e suddivisi sapientemente: c’è tempo per il lavoro, tempo per la preghiera e tempo per il riposo.

Non dimenticherò mai le chiacchierate fino a mezzanotte, le uscite e le escursioni e la notte…chiara e piena di stelle. Ho scoperto il cibo italiano e ricordo con piacere il servizio in cucina con le cuoche e gli altri volontari. Ho vissuto intensamente la celebrazione delle Lodi e della Messa, l’Adorazione eucaristica e la Lectio Divina; i canti poi mi sono rimasti nel cuore. Devo ammettere che i frati cantano veramente bene!

Grazie anche per la possibilità del tempo personale da vivere immersa nella natura incontaminata delle foreste casentinesi, passeggiando per i boschi e pregando.

A chi sta pensando di vivere un’esperienza di servizio non posso non consigliare questo luogo magico. È una grande opportunità!

La chiesa è una comunione di persone diverse, che vivono condizioni diverse, hanno età ed esigenze diverse e in comune una sola, fondamentale, realtà: il Vangelo. Questo semplice identikit della chiesa spesso rimane teorico. Infatti è difficile farne esperienza quando i ritmi quotidiani ci portano a rincorrere per lo più ciò che abbiamo da fare per lavoro, studio o famiglia. Facciamo sì esperienza di vita ecclesiale, incontriamo altri, ma spesso solo quelli della nostra età o con la nostra esperienza (frati con i frati, famiglie con famiglie, giovani con giovani) e solo in momenti qualificati, quindi sembra che la comunione fraterna sia solo una parentesi e limitata ad alcuni.

L’esperienza del Villaggio San Francesco è stata per me invece, fin dalle prime volte (ormai 15 anni fa), la possibilità di sperimentare concretamente che è possibile condividere la quotidianità più semplice con tutti: frati, presbiteri, amici, sconosciuti, adulti, bambini, giovani, anziani…tutti. Un solo corpo, una sola fede, un solo Signore. Da qui la concreta condivisione delle giornate, del servizio, della preghiera, del riposo, del gioco. Da qui lo sguardo stupito e sereno sulla natura avvolgente che circonda il Villaggio, da qui la gratitudine a Dio che stupendamente ha disposto che lo cerchiamo e lo incontriamo insieme, mai da soli.

Per me il Villaggio San Francesco è stato questo: uno di quei luoghi in cui prendo consapevolezza e faccio esperienza di cosa significhi realmente essere chiesa, una sola vita in Cristo Gesù con tutti quelli che lo cercano.

“C’era una volta una ragazza di nome Majka, che abitava in un luogo lontano chiamato Slovacchia. Una terra bellissima fatta di boschi e di montagne e piena paesaggi incantevoli. E c’era un ragazzo di nome Salvatore che abitava in Italia, terra di santi, di poeti e di navigatori, ed era sempre molto impegnato con lo studio e con il lavoro. Un giorno il Signore decise finalmente di realizzare il progetto che aveva fin dall’eternità su di loro. Il problema era che Majka e Salvatore abitavano troppo lontano e avevano progetti diversi da quelli del Signore, ma… nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37).

Il Signore conosceva un luogo speciale per farli incontrare, nascosto nelle montagne in mezzo alla natura e lontano dalla vita caotica che vivevano molte persone di quel tempo. Un luogo in cui a Lui piaceva tessere delle relazioni particolarmente intime con i suoi figli. Molte persone infatti andavano in quel posto per incontrarLo in modo più profondo, per interrogarsi sulla loro vita e sulle decisioni più importanti e per donarsi agli altri nel servizio e nella fraternità. C’erano persone con cammini differenti, con diverse storie e vocazioni, ma che vivevano comunque come se fossero un’unica famiglia. Anche Majka e Salvatore si interrogavano seriamente per capire quale fosse il disegno d’Amore che Dio aveva sulla loro vita, ma mai avrebbero pensato ad un incontro come quello che stava per avvenire.

A quel punto c’erano tutti gli ingredienti per…

Majka era solita venire in Italia nel periodo estivo per vivere dei momenti di preghiera e di servizio e per riposarsi dalle fatiche dello studio. Tramite amici aveva conosciuto quel luogo meraviglioso che le persone chiamavano Cancellino. Salvatore invece frequentava Cancellino da diverso tempo, ma quell’anno era davvero molto impegnato con lo studio e decise di non andarci. Dio però aveva dei progetti migliori. Lui infatti voleva prendere un bel voto all’esame, Dio invece voleva fargli conoscere Majka. Alla fine ci furono diversi eventi che portarono ugualmente Salvatore a Cancellino e quindi decise di preparare in quel luogo il suo esame.

Un giorno mentre era immerso profondamente in uno studio “matto e disperatissimo”, decise di fare una pausa e di passare in cucina per prendere una mela. Sappiamo dalla storia che le mele a volte hanno conseguenze molto gravi e questo avvenne anche per Majka e Salvatore, anche se in questo caso l’esito è stato decisamente diverso. Infatti, proprio mentre passava per la cucina, gli venne chiesto se poteva andare a prendere una ragazza che sarebbe arrivata con l’autobus a Bagno di Romagna. Salvatore non era affatto contento della richiesta, ma accettò suo malgrado. Prese l’auto e si diresse verso il luogo che gli avevano indicato. Arrivato sul posto vide da lontano una ragazza con una graaande valigia, che camminava verso di lui; era la Majka. Scese dall’auto, si presentò e rimase a bocca aperta…più o meno come quando Adamo vide per la prima volta Eva. Majka invece era perplessa, perché non capiva cosa stesse facendo Salvatore. Era difatti rimasto fermo a guardarla, anziché aiutarla a caricare la graaande valigia sull’auto. Durante la loro permanenza al villaggio, Dio toccava i loro cuori nella preghiera, nella riflessione, nelle attività quotidiane, nei momenti di svago e di servizio e alla fine di quell’estate Majka e Salvatore decisero di cominciare a camminare insieme nella strada che il Signore aveva fatto intravedere loro a Cancellino.”

Questa è la nostra storia e sappiamo che, come noi, anche altre persone hanno scoperto la bellezza della loro vocazione a Cancellino. Per questo motivo abbiamo voluto testimoniare quello che Dio ha realizzato nella nostra vita. Non sappiamo perché abbia scelto quel luogo e quelle persone per farci incontrare, ma di sicuro esse sono diventate un “memoriale” per la nostra relazione che nei momenti più difficili ci da forza e coraggio per continuare. In quel luogo e in quelle persone, lo Spirito Santo sussurra con dolcezza e tenerezza ai cuori docili che si lasciano plasmare dal suo immenso Amore.